mercoledì 27 febbraio 2008

Se ti stampano il biglietto da visita ma non hai ancora firmato un contratto...

Piccole stranezze del mercato del lavoro attuale.
Visto che il giornale per cui collaboro da diversi mesi è vivo e vegeto ed anzi prossimo all'esordio definitivo con il primo numero ufficiale (dopo 5 numeri zero era pure l'ora, ma si sa che la burocrazia italica non è fulminea!) appena tornato dalla Svezia l'editore mi ha proposto di diventare un collaboratore stabile della piccola agenzia da lui aperta orora appositamente per curare la vendita di spazi pubblicitari sui suoi due mensili, ruolo che peraltro ben si sarebbe sposato con la mia onorevolissima ma aleatoria carica di Responsabile Marketing uno e trino.
Visto che a quanto sembra non riesco a sfuggire al mondo dell'editoria ho deciso di accettare, anche perchè non mi dispiace affatto mantenere il contatto con il mondo del lavoro, magari anche in maniera remunerativa, o almeno parzialmente tale.
Per la verità gli aspetti retributivi sono alquanto poco chiari: dopo una confusa proposta che menzionava rimborsi spese, fissi mensili e provvigioni si è deciso di riprendere la questione con più calma, in un secondo momento. Va da sé che si tratterebbe di una retribuzione "ufficiosa", ovvio.
E come formalizzare il tutto? Con un bel contratto di stage, provvidenziale tana libera tutti che consentirebbe a me di ottenere un prezioso pezzo di carta per poter dire in qualsiasi momento "Io c'ero", e all'agenzia di non assumere alcun obbligo di retribuzione ufficiale nei miei confronti, contributi compresi. Ma anche qui non sembra esserci particolare fretta: se ne riparlerà in futuro.

Quindi non c'è troppo da stupirsi se già il secondo giorno ho trovato sulla scrivania un bel malloppetto di biglietti da visita con sopra il mio nome affiancato alla roboante carica di Marketing Manager, visto che con la mia laurea in Marketing e Pubblicità paradossalmente sono più titolato del mio capo (!).
Ed a fugare i miei dubbi sulla stranezza di trovarsi ad agire in nome e per conto di una società con la quale non si ha alcun rapporto formale (con la sola eccezione del biglietto da visita...) ci ha pensato il direttore responsabile della rivista, nonché migliore amico dell'editore, assicurandomi che in 4 anni di collaborazione non ha mai trovato alcuna difficoltà, nonostante non sia mai stato assunto.
Meglio così.

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