mercoledì 23 luglio 2008

Vita da scapolo 2 - Un anno dopo

La situazione è pressoché identica a quella di un anno fa, ma le sensazioni sono molto diverse.
Ancora una volta padrone incontrastato della dimora familiare, ma stavolta non c'è nessuna attesa in vista di un'esperienza relativamente ignota in un paese relativamente inospitale, bensì una certa nostalgia nel ricordare i preparativi di un anno fa con la segreta consapevolezza che, in fondo, andavo a spassarmela. La nostalgia mi dà appuntamento quotidiano su Facebook, in assoluto il miglior modo mai inventato per farsi egregiamente gli affari degli altri, dove ogni giorno sfilano quei volti con cui ho condiviso quattro gioiosi mesi di delirio multiculturale, malgrado fossimo tutti lì ufficialmente per studiare. Sarebbe bello in effetti poter rifare tutto daccapo, ma avrebbe poco senso, essenzialmente perché non ho la benché minima intenzione di passare un altro autunno in Svezia per tutto il resto della mia esistenza.
Ma dopo la nostalgia si fa strada un'altra maligna considerazione: potranno spassarsela quanto vorranno, ma saranno sempre condannati alla loro vita di provincia, belga, tedesca od olandese che sia. Io invece con 20 minuti di macchina me ne vado al Colosseo, e scusate se è poco. Vogliamo mettere Roma con Gent? Vogliamo proprio?
E quand'anche l'Urbe venisse a noia, ecco pronto un viaggetto mid-cost a Barcellona (tiè): un must della vacanza agostana da italiani medi che finalmente, e ne sono fiero, sono riuscito ad organizzare dopo almeno tre anni di tentativi vani. Si parte il 6 Agosto, in compagnia di 4 amici di vecchia data.

Nel frattempo ne approfitto per crogiolarmi nella calura mediterranea dopo una sessione di performance estreme: eh già, perché visto che l'esperienza scandinava mi ha fruttato alla fine della fiera un solo esame, mi è toccato fare gli straordinari.
Sono cifre che fanno girare la testa: 39 CFU verbalizzati, 8 esami sostenuti, addirittura 3 orali nello stesso giorno! Per chi ama le statistiche, si tratta della miglior sessione di sempre.
Ne consegue che un po' di riposo è, se non dovuto, almeno meritato. Fortunatamente la vita fornisce continuamente numerose ocasioni di svago: tanto per cominciare, c'è da finire di vedere la quarta serie di Lost, operazione che viene svolta senza badare al dispendio di energie. E visto che Lost è una fiction di inaudita complessità, si passa subito ad organizzare serate a tema Lost coinvolgendo fan affermati ed amici scettici in maratone di 6 puntate alla volta, (ri)partendo rigorosamente dalla prima serie (e poi giù a rotta di collo fino alla quarta, senza soste) allo scopo di riordinare un po' le idee in vista di futuri sviluppi.
E quand'anche Lost fosse insufficiente, ecco comparire la scatola magica: Alice Home TV. Se neanche la mirabolante offerta di canali digitali in chiaro basta a stuzzicare la mente, non si può restare impassibili di fronte alle strepitose possibilità di scelta che offre la tv on demand: in particolare, 37 concerti e 47 cartoons della serie Looney Tunes, da vedere e rivedere, gratis, tutte le volte che ci pare.
E se a questo aggiungiamo le mirabolanti sperimentazioni gastronomiche che offrono i supermercati odierni, su tutte i nuovissimi Pan di Stelle Cereali (!), ne scaturisce una varietà di possibili combinazioni in grado di rendere la vita da scapolo semplicemente strepitosa.
Ad esempio: Coldplay + Pangoccioli; oppure, Gatto Silvestro + Pesto alla siciliana; oppure, Lost + Gocciole Extra Dark; oppure ancora, Willy il Coyote + Mentorzata; oppure, Franz Ferdinand + Pan di Stelle Cereali; o ancora, Rage Against The Machine + Pesto alla genovese.
E si potrebbe continuare...

domenica 11 maggio 2008

+46 (Reloaded)

Niente di meglio del ponte tra 25 Aprile e 1 Maggio per fare una capatina su a Karlstad.
Un'ottima occasione per andare a trovare un po' di amici, sistemare un paio di faccende buroratiche rimaste in sospeso e riconciliarsi con una città con cui, a Dicembre, il nostro povero italiano all'estero si era lasciato di malumore.
Il viaggio, tranquillo ed un po' noioso, attraversa tre nazioni. Alzatosi di buon'ora, alle dieci il nostro decolla puntuale (non potrebbe essere altrimenti, visto che la compagnia è danese, gente che fa sul serio). Dopo tre ore si arriva ad Oslo, dove il nostro si ferma a pranzare.
Si sa, per un romano è impossibile sorseggiare un caffè senza scambiare due chiacchiere con il barista. Il povero norvegese, uomo schivo e riservato, sulle prime rimane stupito dalle domande a carattere metereologico che gli vengono rivolte. A poco a poco però si rilassa e si rivela essere una persona gentilissima e persino affabile (nei limiti in cui un norvegese può essere ritenuto affabile). Purtroppo tutta questa cordialità ha un prezzo: al ritorno in patria il povero italiano scoprirà controllando l'estratto conto di aver speso quasi 7 € per un espresso ed una fetta di torta in quel maledetto bar di Oslo.
Il viaggio prosegue con l'ultima parte, 4 estenuanti ore di pullman da Oslo a Karlstad. Passeggiare per la piccola città gli dà strane sensazioni. Diversi mesi sono passati dalla sua partenza e Karlstad ha mutato volto: il clima è squisito e le ore di luce sono tantissime, ancora di più che a Roma. Il nostro si installa al campus, ospite di una italofrancese al di sopra di ogni possibile sospetto.

La sera successiva c'è il compleanno di una basca, un'ottima occasione per salutare tutte le persone rimaste dal primo semestre. Per l'occasione il nostro cucina il suo cavallo di battagllia: mezzo chilo di fusilli tricolori con pesto, gamberetti e champignon, il piatto che lo aveva reso indegnamente celebre durante il primo semestre. Rimane sorpreso e commosso dall'affettuosissima accoglienza che gli viene tributata dai suoi amici spagnoli, i quali vengono ad abbracciarlo uno dopo l'altro in una sorta di "Carramba che sorpresa!" internazionale.
In un angolo, dimenticata da tutti, siede la povera fiamminga, ormai sola e malinconica senza le sue amiche olandesi, tutte tornate a casa a Natale. I due si scambiano un'occhiata interrogativa, ed alla fine lei si rassegna ad andarlo a salutare, simulando egregiamente con tanto di baci e sorrisi di essere contenta di vederlo. Dopo le chiacchiere di rito lei si abbandona a qualche confidenza, lasciando trasparire la sua amarezza per il fatto di non essere più la reginetta sexy delle folli notti svedesi. A quel punto inizia la cena e i due evitano accuratamente di rivolgersi la parola per il resto della serata. Sarà l'ultima volta in cui si vedranno.

Nel complesso la settimana scorre placida e tranquilla. Forse anche troppo tranquilla. Il nostro, si sa, non è amante degli eccessi, ma forse cinque barbecue in una settimana sono un po' troppi. Più che in Erasmus, l'impressione è di trovarsi ad un raduno internazionale di scout.
Alla fine giunge il momento di partire, e neanche stavolta al nostro italiano dispiace di tornare nella sua Roma. Di nuovo tempo di abbracci e scambi di mail, un po' di malinconia stavolta più definitiva di prima e qualche promessa fantasiosa di scambiarsi presto visite a Roma o in Spagna. Non succederà mai, ma è bello comunque invitarsi e dimostrare ospitalità.
Il nostro si rimette infine in viaggio, con la consapevolezza che questa è stata davvero l'ultima volta che ha messo piede a Karlstad. Stavolta però a dirgli addio non c'è una città buia e depressa, ma una città luminosa e serena. Lasciarsi così è molto più facile.

martedì 22 aprile 2008

Le 6 cose che più mi piacciono

Ricevo da Mar questo meme e volentieri aderisco.
Per chi, come me fino a poco fa, non sapesse cos'è un meme rimando alla pagina dedicata di Wikipedia, che lo definisce, tra le altre cose, "un'unità auto-propagantesi di evoluzione culturale".

Detto ciò, le 6 cose che più mi piacciono sono:

1) Il suono metallico ed ineguagliabile delle corde del basso appena montate

2) Invitare a casa i miei migliori amici nelle sere d'Estate

3) Guidare per Roma quando sta per tramontare

4) Prendere un aereo per andare a visitare qualcosa o qualcuno

5) Ascoltare, suonare, comporre, mixare, spargere musica in tutti gli angoli della mia giornata

6) Sentirmi orgoglioso quando vedo la nazionale di calcio che gioca bene e vince

Restando fedele allo spirito dell'iniziativa, invito chiunque ed in particolare Silvia, Luca ed Emmuzza a proseguire nell'opera di propagazione spontanea

giovedì 13 marzo 2008

Inchiesta: la Sindrome del Tassista

Scoperta nel 2004, la Sindrome del Tassista è una grave patologia psichica, in grado nel lungo periodo di arrecare a chi ne soffre seri danni mentali e relazionali, di cui si è registrato in questi ultimi anni un numero sempre maggiore di casi. La sindrome colpisce esclusivamente soggetti di sesso maschile, di età superiore ai 18 anni, automuniti, beneducati e di estrazione socioculturale medio-alta.
Non immediata da riconoscere, si manifesta inizialmente con un'insolita e ricorrente insistenza, da parte del soggetto colpito, ad offrire colazioni ed aperitivi alle sue conoscenze femminili abituali.
Dopo un periodo di incubazione che varia generalmente dai 3 ai 9 mesi, la malattia esplode immancabilmente nella sua forma più comune. Perché ciò accada è sufficiente che una delle succitate conoscenze richieda al soggetto un passaggio a casa, visto che abita di strada, innescando in tal modo un terribile meccanismo psicofisico: senza rendersene conto, il soggetto inizierà quindi, con frequenza quotidiana e crescente, a concedere passaggi alle medesime conoscenze, fin tanto che il gesto finisca col diventare automatico e quasi dovuto. Tra le categorie di conoscenze più comuni rientrano studentesse universitarie (in prevalenza fuori sede), colleghe del lavoro, donne che dichiarano di sentirsi molto tristi e trascurate dal ragazzo, queste ultime forse le più pericolose.

Nello stadio più avanzato il soggetto arriva addirittura ad offrirsi spontaneamente per offrire passaggi da una località lontana ad un'altra ancora più lontana, patologia che è può essere accompagnata non di rado da allucinazioni, nausea, vomito, amnesie temporanee e perdita del senso della realtà.
In questa fase la malattia è spesso accompagnata dall'altrettanto funesta Sindrome del Centralinista, scoperta nel 1976 da un équipe italo-francese, grave disturbo della personalità che induce il soggetto ad ascoltare per ore lo sfogo monotono di una donna lasciata dal suo uomo perché convinto in tal modo di poterla conquistare.
L'analogia tra le due patologie è peraltro evidente: anche nel caso della Sindrome del Tassista si ha a che fare con un radicato disturbo della personalità che induce erroneamente il soggetto a ritenere che le donne si innamoreranno di lui per via della sua grande gentilezza e disponibilità.

Purtroppo, anche una volta individuata con sicurezza, la sindrome rimane assai difficile da sconfiggere, proprio a causa della sua connotazione psichica.
Molti pazienti infatti semplicemente rifiutano di riconoscere la propria malattia, ritenendosi solo persone un po' più gentili della media, ma che per il resto conducono una vita perfettamente normale. Alla richiesta di spiegare se sia normale che ogni giorno riaccompagnino a casa la ragazza di un altro, seguono spesso reazioni molto drammatiche: sputi, insulti, attacchi di panico, crisi di pianto, aggressioni, attacchi di depressione, persino gravidanze isteriche.

Se non curata adeguatamente, la sindrome può avere effetti devastanti sulla psiche del malato. I rischi più seri riguardano la sfera dei rapporti sociorelazionali del soggetto colpito, compromessi dalla sua visione gravemente distorta della realtà che lo spinge a credere che i suoi atteggiamenti di gentilezza saranno apprezzati e premiati come meritano.
Recenti indagini sociologiche svelano invece come questa convinzione risulti assolutamente agli antipodi rispetto a quanto avviene nella realtà: 4 donne su 10 si dicono felici di andare a prendere e riportare ogni sera il loro ragazzo che abita a 35 Km di distanza e non prende mai la macchina per paura di ammaccare il paraurti; 7 donne su 10 dichiarano infine di aver capito veramente quanto erano amate dal loro partner dopo essere state abbandonate per strada di notte all'altro capo della città nel corso di un normale litigio di coppia (fonte: ANSA).

mercoledì 27 febbraio 2008

Se ti stampano il biglietto da visita ma non hai ancora firmato un contratto...

Piccole stranezze del mercato del lavoro attuale.
Visto che il giornale per cui collaboro da diversi mesi è vivo e vegeto ed anzi prossimo all'esordio definitivo con il primo numero ufficiale (dopo 5 numeri zero era pure l'ora, ma si sa che la burocrazia italica non è fulminea!) appena tornato dalla Svezia l'editore mi ha proposto di diventare un collaboratore stabile della piccola agenzia da lui aperta orora appositamente per curare la vendita di spazi pubblicitari sui suoi due mensili, ruolo che peraltro ben si sarebbe sposato con la mia onorevolissima ma aleatoria carica di Responsabile Marketing uno e trino.
Visto che a quanto sembra non riesco a sfuggire al mondo dell'editoria ho deciso di accettare, anche perchè non mi dispiace affatto mantenere il contatto con il mondo del lavoro, magari anche in maniera remunerativa, o almeno parzialmente tale.
Per la verità gli aspetti retributivi sono alquanto poco chiari: dopo una confusa proposta che menzionava rimborsi spese, fissi mensili e provvigioni si è deciso di riprendere la questione con più calma, in un secondo momento. Va da sé che si tratterebbe di una retribuzione "ufficiosa", ovvio.
E come formalizzare il tutto? Con un bel contratto di stage, provvidenziale tana libera tutti che consentirebbe a me di ottenere un prezioso pezzo di carta per poter dire in qualsiasi momento "Io c'ero", e all'agenzia di non assumere alcun obbligo di retribuzione ufficiale nei miei confronti, contributi compresi. Ma anche qui non sembra esserci particolare fretta: se ne riparlerà in futuro.

Quindi non c'è troppo da stupirsi se già il secondo giorno ho trovato sulla scrivania un bel malloppetto di biglietti da visita con sopra il mio nome affiancato alla roboante carica di Marketing Manager, visto che con la mia laurea in Marketing e Pubblicità paradossalmente sono più titolato del mio capo (!).
Ed a fugare i miei dubbi sulla stranezza di trovarsi ad agire in nome e per conto di una società con la quale non si ha alcun rapporto formale (con la sola eccezione del biglietto da visita...) ci ha pensato il direttore responsabile della rivista, nonché migliore amico dell'editore, assicurandomi che in 4 anni di collaborazione non ha mai trovato alcuna difficoltà, nonostante non sia mai stato assunto.
Meglio così.

lunedì 18 febbraio 2008

Tutta un'altra musica

Da più di un anno a questa parte sono diventato uno dei più accaniti profeti di BitTorrent.
Ho sempre detestato eMule, per il semplice fatto che non sono mai riuscito a configurarlo, disorientato da quella miriade di porte, server, numeri e sigle che vanno definite non si sa bene come. Non sono mai riuscito a scaricare un solo byte, motivo per cui ho sempre cancellato il programma al massimo mezzora dopo averlo installato, in preda ad un furioso attacco omicida.
BitTorrent invece è il protocollo più user friendly che esista: basta scaricare un client, meglio ancora se quello ufficiale che permette una miriade di utilissime operazioni, lanciare uno di quei microscopici file dalla buffa estensione .torrent, incrociare le braccia e sedersi in ciabatte a godersi l'aumento percentuale del download minuto per minuto, visto che BitTorrent, tra i tanti suoi pregi, include anche una notevole rapidità. Tutto qua, non c'è nessun complicato settaggio da fare, non bisogna essere ingegneri informatici o geniali adolescenti socialmente emarginati: pensa a tutto lui.

L'unica piccola complicazione, rispetto ad eMule, riguarda la possibilità di rintracciare ciò che si vuole: non c'è nessun motore di ricerca interno al programma (o meglio c'è, ma limitato al solo esiguo database disponibile sul sito ufficiale), bisogna invece rintracciare su appositi portali online il file che stiamo cercando, operazione a volte non semplicissima ma che comunque finisce col dare alla fruizione un'ulteriore dimensione di sfida che probabilmente, a download ultimato, arricchisce la soddisfazione.
Anche perché questa sembra essere oggi come oggi la tendenza più solida in quanto a p2p, motivo per cui il web ormai trabocca letteralmente di file .torrent indicizzati in maniera sempre più precisa, cosicché diventa sempre più probabile riuscire a trovare ciò che si cerca.
Piace infine la connotazione fortemente democratica di questo sistema, visto che ciascuno agisce in pratica da server e da client simultaneamente, permettendo così di mantenere disponibile il file anche dopo che, una volta finito di scaricarlo, lo si rimuove dal programma.

Il risultato è che è possibile accedere rapidamente ad un vastissimo patrimonio musicale (ma non solo) con grande rapidità e soprattutto con la certezza che ciò che si scarica corrisponde effettivamente a ciò che si desidera, cosa che con eMule non è sempre scontata.
Ecco perché quando si parla di p2p mi permetto di sorridere in maniera fastidiosamente snob all'indirizzo del mio interlocutore dicendogli: "Non ci posso credere, usi ancora eMule? Ma fai come me, passa a Torrent!", con un tono da granduca annoiato dalla banalità, rimpiangendo poi con affettata nostalgia i bei tempi svedesi, quando si scaricava a 1 MB al secondo grazie alle micidiali infrastrutture scandinave.

Ma dove voglio andare a parare?
Sul fatto che se da un lato la smisurata disponibilità, rapidità (e gratuità) che ha assunto ormai la fruizione musicale costituisce una quasi miracolosa opportunità, dall'altro riduce e forse annulla del tutto quella piccola ritualità pagana che si celebrava ogni volta che si andava a comprare un compact disc.


Ricordo le attentissime pianificazioni economiche per riuscire a mettere da parte quelle due banconote da diecimila lire che significavano un nuovo cd nella collezione, le formidabili battaglie nella mia testa per stabilire quale disco dovesse avere la precedenza sugli altri nella classifica d'acquisto, i pomeriggi interi passati al mitico negozio di dischi SPQRecords studiando cosa c'era di nuovo, valutando i dischi in offerta (a volte molto più interessanti di quelli a prezzo pieno) entrando spesso con il dubbio tra due dischi diversi e finendo magari con l'acquistarne un terzo.
Ricordo il piacevole scartocciamento della confezione, la lettura del libretto facendo ben attenzione ad estrarlo e riporlo senza rovinarne le pagine, l'ascolto attento delle prime tracce, il riascolto della canzone più bella per 3 o 4 volte di fila, lo stupore dei miei amici quando raccontavo che in vita mia (cioè negli ultimi tre anni!) avevo acquistato almeno 70 od 80 dischi.

Ricordo quando decisi che avrei comprato tutta la discografia dei Police, al ritmo di un cd ogni due settimane, l'emozione quando sentii per la prima volta le note di "Walking On The Moon" uscire dallo stereo, la soddisfazione di avere finalmente tutti e sei i dischi nelle mie mani sognando di ritrovarmi un giorno a suonarla su un palco, quella musica geniale, senza immaginare che un giorno sarebbe successo davvero. Ricordo la malinconia quando trovai a Vienna l'introvabile cofanetto quadruplo a tiratura limitata "Message In A Box" ma non avevo abbastanza soldi per acquistarlo, e invece lo stupore quando incredibilmente pochi mesi dopo lo trovai placidamente esposto in un un negozietto al centro di Roma.

Credo che la discografia dei Police sia una delle poche cose che acquisterei anche oggi, se non altro come atto di profonda e dovuta gratitudine verso tre persone senza le quali non potrei fare una delle cose a cui tengo di più.
Ma tutto il resto è un fiume di bit che arriva direttamente nel mio capiente hard disk, appositamente acquistato, grazie a pochi sapienti click: la funzionalità è strepitosa, le possibilità vastissime, la soddisfazione garantita; manca però quella genuina ritualità di cui vi parlavo.
Se è vero che negli ultimi mesi ho potuto arricchire enormemente la mia cultura musicale confrontandomi con una miriade di generi ed artisti differenti, ci sono però tonnellate di brani che giacciono in un angolo del mio hard disk ancora inascoltati, semplicemente perché ne ho così tanti che non sono riuscito ad ascoltarli tutti. Niente di tragico, ma mi sembra comunque una mancanza di rispetto verso un qualcosa, la musica, che voglio continui sempre ad avere un posto speciale nella mia vita, anche se non sarà mai il mio lavoro.
Credo che questa stato di cose sia comunque complessivamente migliore rispetto al precedente perché apprezzo tantissimo il modo in cui la tecnologia può semplificare ed arricchire la nostra vita; però quando l'altro giorno ho fatto un salto da SPQRecords per dare un'occhiata come ai vecchi tempi e ho scoperto che ora al suo posto c'è una profumeria ci sono rimasto davvero male.

venerdì 15 febbraio 2008

Caffeina


Martedì


08.30 - Sveglia di buon'ora, considerando le mie abitudini.

09.25 - Arriva Alessandro, un po' in ritardo, e parte un'interminabile sfilza di telefonate in cerca del miglior preventivo per lo striscione da mettere sul palco ai concerti.

11.06 - Sosta tecnica. Arriva il caffè, accompagnato da amaretti e cuor di mela.

11.37 - Accordo raggiunto: pvc leggero, 150x50 cm, 6 occhielli a 50,00 €. Senza dubbio un furto, ma è il più a buon mercato.

13.00 - Aggiornamento MySpace dei Driven To Tears: i contatti sono aumentati del 50% in due giorni. Merito della demo ascoltabile sul sito, ma soprattutto dello spamming intensivo.

16.09 - Studio.

17.58 - Pausa caffè. Inviate altre 40 richieste di amicizia a donne tra i 18 e i 25 anni entro 5 km da Roma.

18.16 - Studio.

22.02 - Prove dei Driven To Tears in vista del ritorno sulla scena di Domenica. Su "Canary In A Coalmine" parte un'inspiegabile esaltazione che ci fa agitare non poco e rende la temperatura della sala, già inspiegabilmente alta, ancor meno sopportabile.



Mercoledì

00.07 - Prove concluse. Ne servirà comunque un'altra prima del concerto.

00.48 - Caffè tattico prima dello studio. Per limitare la gastrite aggiungo un po' di latte scremato e poi rubo qualche amaretto dal barattolo in cucina. Ai giornalisti racconterò che avevo bisogno di qualcosa di basico come accompagnamento.

01.10 - Studio matto e disperatissimo.

03.28 - Gli occhi stanno per chiudersi, nonostante l'apporto energetico della caffeina. Due orette di sonno ristoratore non saranno certo un crimine!

05.30 - Sveglia. Dovrei ripassare, ma stare sotto le coperte a sentire la replica di "Deejay chiama Italia" è molto più piacevole...

07.22 - Esco di casa, in palese ritardo.

08.03 - Scalo tecnico al Torrino, sempre in palese ritardo, per dare un passaggio ad Elisa. Anche lei deve verbalizzare "Immagine e Comunicazione Istituzionale".

09.00 - La verbalizzazione è stata inspiegabilmente spostata al giorno dopo, senza preavviso. Elisa se la prende molto e per consolarla le offro un caffè al nostro bar di fiducia. Approfitto anche per eseguire il rituale del cappuccino propiziatorio, indispensabile per la buona riuscita dell'esame.

09.25 - Elisa se ne torna a casa, io invece riprendo il mio convulso ripasso.

11.04 - Esame di "Comunicazione Organizzativa". Dopo un'ottima partenza il professore comincia a fare domande che non sembrano troppo chiare: decido di tornare a Giugno per fare lo scritto, visto che mi hanno detto tutti che è semplicissimo.

11.22 - Torno al bar. Un tramezzino ai funghi ed un caffè macchiato sono il mio pranzo frugale, peraltro abbastanza in anticipo.

11.41 - Incontro Mery e Matteo, gli altri reduci dalla Svezia: vederli a due passi dal Cupolone è una strana sensazione. Li accompagno volentieri a prendere un caffè, anche se l'ho appena preso. Restiamo d'accordo che ci vedremo la sera a cena, poi riprende il ripasso.

13.15 - Appello di "Teologia Morale". L'esame procede con una lentezza esasperante e per stemperare la tensione prendo un caffè macchiato al distributore, ma le asticciole per girare sono finite, dunque mi tocca berlo mezzo amaro e mezzo dolcissimo!

15.20 - Approfittando di una pausa, vado a pagare di nuovo il parcheggio: alla fine della giornata avrò speso 8,00 € di sosta, ma Veltroni probabilmente cercherà di assestare il bilancio comunale prima di dimettersi, quindi meglio non rischiare multe!

15.56 - Esame di "Teologia Morale" (!). Le domande sono: le fonti del giudizio, la norma morale, il rapporto tra opzione fondamentale ed opzioni categoriali. Accetto incredulo il 28 propostomi con grande soddisfazione e ricevo strette di mano dagli astanti.

16.21 - Festeggio in solitudine al bar con un caffè macchiato: certi 28 valgono più di un 30 e lode.

16.43 - Visto che ho ancora un'oretta di sosta pagata, mi parcheggio davanti alla Mondadori di via Cola di Rienzo. "Ristorante al Termine dell'Universo" di Douglas Adams è esaurito, così opto per una raccolta di racconti di Aldous Huxley.

18.39 - Rincasando trovo il caffè appena fatto da mia sorella. Ottimo tempismo...

21.30 - A cena da Mery. Menzione speciale per i fusilli allo zafferano con pollo e pomodorini.



Giovedì

12.10 - Sveglia comoda. Riposo meritato, tutto sommato.

12.25 - Meno male. Il blocco del traffico è per le targhe dispari: posso prendere la macchina!

13.03 - Un cappuccino con biscotti non si rifiuta mai, soprattutto se ad offrirlo è una mamma...

14.28 - Con metà delle auto ferme, guidare per Roma è un vero piacere. In giro si vedono solo ausiliari del traffico con le loro buffe pettorine fosforescenti intenti ad appuntare targhe incriminate: per il suo ultimo giorno da sindaco Veltroni deve aver ordinato un'offensiva memorabile!

15.16 - Verbalizzato finalmente "Immagine e Comunicazione Istituzionale". Mi concedo uno spuntino al solito bar: torta crema e pinoli e il consueto caffè macchiato.

16.07 - Ripasso alla Mondadori, poi già che ci sono vado all'inaugurazione di un nuovo lounge bar lì accanto. Il barista, gentilissimo, insiste per offrirmi un caffè e alla fine accetto: ho perso il conto di quanti ne ho bevuti in questi ultimi due giorni, ma un caffè non si rifiuta mai!

giovedì 31 gennaio 2008

Ritorni

Storicamente Gennaio è il mese dei ritorni, non c'è che dire. Passate le vacanze, ci si rituffa nel tran tran quotidiano con quel particolare entusiasmo di ogni periodo che è appena iniziato. La convenzione del calendario è utilissima per motivare tutti quei nuovi progetti che si hanno in mente ma che in un altro momento dell'anno non troverebbero quel bell'entusiasmo che solo un cambio di data riesce a dare.
E' bello quando si hanno tante belle cose da fare. Dopo 4 mesi divertenti ma monotoni in una nazione organizzatissima ma poverissima di iniziative ed idee, poter finalmente tornare a Roma è davvero una grande gioia.

Il ritorno in patria è una sensazione strana, ha qualcosa di Vincent Vega e qualcos'altro di Gibran K. Gibran. Così come per il killer di Pulp Fiction, tutti gli amici sono ben curiosi di sapere cos'è successo, cosa si è vissuto, conoscere tutte "le piccole differenze" che sommate insieme sono un'unica grande differenza. Certo, quattro mesi a Karlstad non sono come quattro anni ad Amsterdam, ma bastano per ridere di gusto su tutto ciò che ci distingue da un popolo così avanti e così indietro rispetto a noi.
Ma un ritorno in patria è un'esperienza anche terribilmente seria, pur nella sua semplicità, perché definitiva e densa di un vissuto che si congelerà in un momento ben preciso, senza un'autentica possibilità di interagire con tutto ciò che seguirà. Capisco bene le sensazioni del Profeta di Gibran, pervaso da una struggente gioia all'idea di riabbracciare la sua identità ma anche sorprendentemente malinconico al pensiero di dover lasciare quelle persone e quei luoghi che lo avevano accolto diventando in qualche modo la sua seconda patria. In fondo un'amicizia a tempo determinato non è meno vera solo perchè avrà una durata predeterminata, e tutte le lacrime che ne seguono possono davvero essere sincere, anche se è una malinconia destinata ad essere surclassata dalle emozioni del ritorno.

Perchè in effetti passati quegli ingombranti giorni di amarezza prima e di stordimento poi, la gioia di rituffarsi nella propria vita, dopo essersene inventata una diversa per qualche mese, è autentica. Amici, strade, pietanze, luoghi, odori, colori: è stupendo vedere che tutto è rimasto uguale, o magari è anche un po' migliorato. Soprattutto, è stupendo riprendere a fare ogni cosa dal punto in cui la si era lasciata, scoprendo che ognuno ci aveva aspettato con molta pazienza.

Così un solo ritorno si divide in tanti ritorni diversi: si riparte col giornale, si riparte con l'università, per giunta in un'intrigante rincorsa per recuperare gli esami perduti per strada, si riparte anche con i Driven To Tears, per una nuova stagione di concerti tributo ai Police.
Visto che in fondo gli stessi Police sono tornati di nuovo, anzi, non se ne sono mai andati: il tour celebrativo che doveva esaurirsi in pochi mesi si è allungato a dismisura, almeno fino alla prossima Estate. E a noi certo non dispiace.

L'unico ritorno davvero difficile è stato quello sul web, per colpa di Telecom Italia. Dieci giorni per far partire il cambio di piano tariffario, altri dieci per levare la pagina di registrazione che assurdamente bloccava la navigazione, un'altra settimana per risolvere un guasto di linea di zona.
Ma alla fine eccoci qua.
In Svezia problemi simili si sarebbero risolti in mezza giornata, ma non mi voglio lamentare: questa è l'Italia, che mi fa arrabbiare terribilmente ma che non cambierei con nessun altro paese al mondo.