giovedì 31 gennaio 2008

Ritorni

Storicamente Gennaio è il mese dei ritorni, non c'è che dire. Passate le vacanze, ci si rituffa nel tran tran quotidiano con quel particolare entusiasmo di ogni periodo che è appena iniziato. La convenzione del calendario è utilissima per motivare tutti quei nuovi progetti che si hanno in mente ma che in un altro momento dell'anno non troverebbero quel bell'entusiasmo che solo un cambio di data riesce a dare.
E' bello quando si hanno tante belle cose da fare. Dopo 4 mesi divertenti ma monotoni in una nazione organizzatissima ma poverissima di iniziative ed idee, poter finalmente tornare a Roma è davvero una grande gioia.

Il ritorno in patria è una sensazione strana, ha qualcosa di Vincent Vega e qualcos'altro di Gibran K. Gibran. Così come per il killer di Pulp Fiction, tutti gli amici sono ben curiosi di sapere cos'è successo, cosa si è vissuto, conoscere tutte "le piccole differenze" che sommate insieme sono un'unica grande differenza. Certo, quattro mesi a Karlstad non sono come quattro anni ad Amsterdam, ma bastano per ridere di gusto su tutto ciò che ci distingue da un popolo così avanti e così indietro rispetto a noi.
Ma un ritorno in patria è un'esperienza anche terribilmente seria, pur nella sua semplicità, perché definitiva e densa di un vissuto che si congelerà in un momento ben preciso, senza un'autentica possibilità di interagire con tutto ciò che seguirà. Capisco bene le sensazioni del Profeta di Gibran, pervaso da una struggente gioia all'idea di riabbracciare la sua identità ma anche sorprendentemente malinconico al pensiero di dover lasciare quelle persone e quei luoghi che lo avevano accolto diventando in qualche modo la sua seconda patria. In fondo un'amicizia a tempo determinato non è meno vera solo perchè avrà una durata predeterminata, e tutte le lacrime che ne seguono possono davvero essere sincere, anche se è una malinconia destinata ad essere surclassata dalle emozioni del ritorno.

Perchè in effetti passati quegli ingombranti giorni di amarezza prima e di stordimento poi, la gioia di rituffarsi nella propria vita, dopo essersene inventata una diversa per qualche mese, è autentica. Amici, strade, pietanze, luoghi, odori, colori: è stupendo vedere che tutto è rimasto uguale, o magari è anche un po' migliorato. Soprattutto, è stupendo riprendere a fare ogni cosa dal punto in cui la si era lasciata, scoprendo che ognuno ci aveva aspettato con molta pazienza.

Così un solo ritorno si divide in tanti ritorni diversi: si riparte col giornale, si riparte con l'università, per giunta in un'intrigante rincorsa per recuperare gli esami perduti per strada, si riparte anche con i Driven To Tears, per una nuova stagione di concerti tributo ai Police.
Visto che in fondo gli stessi Police sono tornati di nuovo, anzi, non se ne sono mai andati: il tour celebrativo che doveva esaurirsi in pochi mesi si è allungato a dismisura, almeno fino alla prossima Estate. E a noi certo non dispiace.

L'unico ritorno davvero difficile è stato quello sul web, per colpa di Telecom Italia. Dieci giorni per far partire il cambio di piano tariffario, altri dieci per levare la pagina di registrazione che assurdamente bloccava la navigazione, un'altra settimana per risolvere un guasto di linea di zona.
Ma alla fine eccoci qua.
In Svezia problemi simili si sarebbero risolti in mezza giornata, ma non mi voglio lamentare: questa è l'Italia, che mi fa arrabbiare terribilmente ma che non cambierei con nessun altro paese al mondo.